Arte, a volte questa parola viene utilizzata in contesti non giusti o non adatti. Ma oggi parliamo di Cristiano De Rosa, colui che ha preso in mano l’azienda di famiglia dal 2011. Ma, partiamo dagli inizi.

De Rosa, molto più che un'azienda di ciclismo 

La De Rosa fu fondata nel lontano 1953 da Ugo De Rosa in un piccola bottega situata in via della pila 1 a Milano, un'idea d'altri tempi. Il 1957 è l’anno della svolta, con un processo creativo preciso l’azienda riuscì a svoltare e si trasferì a Cusano Milanino, nella sede storica in Piazza XXV Aprile. Da lì divenne tutto un processo in crescita fino al 1963, quando nacque Cristiano.

Cristiano, qual è la sua definizione di bici 

La bicicletta è un oggetto armonioso, elegante e tecnologico, in poco spazio ti regala grande emozioni.

Una passione di famiglia, come nasce De Rosa?

De Rosa nasce per una grande intuizione di mio padre, persona pratica e onesta con dei valori precisi. Aveva in mente di negli anni Cinquanta di produrre la bicicletta che usava per correre nelle categorie dilettantistiche. Ci riuscì e poi partì con il suo progetto, aveva 19 anni ed era minorenne, (ai tempi si era maggiorenni a 21 anni ) suo padre Emilio dovette assumersi tutte le responsabilità per aprire la bottega. 

La tradizione De Rosa continua, da suo padre a lei e ai suoi figli 

Sì, non esiste il cambio generazionale. In De Rosa parliamo di continuità generazionale esprimendo gli stessi valori insegnati dal fondatore.

Ma quanto si è evoluta la bici e l'azienda in questi anni 

La bicicletta fortunatamente si è evoluta e se posso dirlo che bello, che figata! Oggi i materiali esprimono tecnologia; il carbonio, il cambio elettronico, l’idraulica dei freni a disco, il design... noi poi collaboriamo con Pininfarina e il loro centro stile esprime tutti i valori Italiani. L’azienda oggi parla giovane con tradizione e valori fondati sul nuovo e sul prodotto bello, funzionale e sicuro, leggiamo il mercato, lo interpretiamo e lo sperimentiamo. Siamo curiosi.

Da Ugo a lei e da lei ai suo figli, quali sono stati e sono gli insegnamenti più grandi 

L’idea, l’esclusivita, l’onestà ed essere se stessi sempre. 

Quali sono le esigenze di trasmissione del nuovo logo 

Per una azienda fare un rebranding è una dolce violenza ma bellissima, con la consapevolezza che produciamo biciclette veloci, volevamo un lettering che esprimesse la velocità, semplice da leggere e che avesse all’interno la nostra storia. Lo abbiamo sviluppato con Pininfarina dopo lunghissime interviste a mio padre, a me e ai miei figli, dopo decine di prove abbiamo trovato il nuovo lettering e siamo strafelici. Anche in paesi conservativi come il Giappone abbiamo avuto un grande riscontro.

Un corridore che stima o che è il suo preferito 

Eddy Merckx in assoluto. Tra i nostri del 2022 mi piace Simone Consonni 

Cristiano, oltre il ciclismo cosa ama fare ?

Cerco di amare me stesso e la mia famiglia, non sono appassionato né di auto, né di arte o orologi. Mi piace il calcio, sono interista, il basket e tifo Urania e il tennis, l’eleganza di Federer mi esalta. Se ho del tempo libero vado in bici, se non ho tempo libero lo cerco per andare in bici.

De Rosa, l'investimento con Be Pink a cosa è dovuto ?

Il ciclismo femminile è in crescita, Cofidis oltre che il world tour ha voluto intraprendere l’esperienza con un team femminile, quindi ci crediamo anche noi. E poi Be Pink è una scelta di cuore per la stima che nutro per Walter Zini. 

Da cosa nasce la collaborazione con Pininfarina 

Nasce da loro, volevano sviluppare una bella bicicletta dopo l’esperienza della bici verde famosissima regalata con i punti della Esso. Ci siamo visti in De Rosa dove è partita subito una linea d’intesa, una chimica giusta. E da lì ci siamo trovati subito bene.

Cosa vuole trasmettere la collezione 2022?

Esprime noi stessi, tutti i colori sono stati scelti da mio figlio Nicholas. A me piace imparare dai giovani, da chi vede anche in modo diverso lo stesso prodotto; poi in De Rosa vige questa regola, si propone e tutti in un'aula nostra segreta chiamata 'La casetta' votiamo in segreto l’approvazione, come in un parlamento a scrutinio segreto. E votiamo tutti, anche la responsabile amministrativa che nulla a che fare con i colori o con i modelli di telaio vota. E il suo voto vale quanto il mio. Poi è chiaro, c’è sempre chi decide.