Alberto Cova, l'ultimo italiano a vincere la Cinque Mulini nel 1986. Una vittoria che ancora emoziona il campione comasco, nonostante i tanti strepitosi successi raccolti in carriera. Perché al di là del risultato finale, l'immagine indelebile di una competizione come la Cinque Mulini è la straordinaria caparbietà e determinazione degli organizzatori a rendere la loro cittadina, San Vittore Olona, un punto fermo nel calendario internazionale. Nonché la condivisione e partecipazione pressoché totale degli spettatori alla gara. Prima, durante e dopo il suo svolgimento. Di seguito, i suoi ricordi.

Cinque Mulini, una cittadina nei calendari internazionali

"La prima cosa che mi viene in mente, pensando oggi alla Cinque Mulini - spiega l'ex campione olimpico nei 10000 metri ai Giochi di Los Angeles 1984, Alberto Cova - è la fortissima determinazione con la quale gli organizzatori sono riusciti a fare crescere nel tempo questa gara e a mantenerla ad un livello internazionale sempre molto valido. La loro caparbietà, la loro competenza e la loro voglia di portare San Vittore Olona nei calendari internazionali è qualcosa di straordinario"

La base fondamentale per ogni mezzofondista

"La corsa campestre era la base del mio impegno annuale, Cinque Mulini in primis. Tutti coloro che si cimentano nelle medie e lunghe distanze, dai 1500 alla maratona, non possono non inserire nella propria carriera una stagione di corsa campestre. E’ lì che si va a trovare quella sensibilità nell’affaticamento muscolare che è fondamentale per approcciare nel modo migliore le competizioni. Prima ancora del risultato finale, conta acquisire la giusta sensibilità di riuscire a fare fatica"

Leggerezza nella corsa e consapevolezza del lavoro

Riuscire a mettere in campo le tue energie, la tua voglia di fare anche là dove le condizioni non ti sono favorevoli. "Quando vai in pista devi riuscire a trovare la leggerezza nella corsa, la capacità di mettere in campo le tue qualità - puntualizza l'ex campione - Se poi riesci a fare bene ed ad analizzare bene quello che hai fatto, allora non puoi che portare grandi vantaggi anche alle situazioni che ti sono favorevoli"

Corsa campestre, risultati non sempre quelli sperati

Non sempre, però, tutto va nella direzione giusta. "Là dove ho fatto ottime gare non sempre i risultati sono stati quelli che avrei voluto. A Neuchetel, nel corso del Campionato del Mondo di Corsa Campestre nel 1986, incontrai per la prima volta la squadra kenyota al completo. Feci un tempo assurdo in mezzo al fango. Ma gli africani riuscirono a fare sentire il peso della loro forza e della loro leggerezza" Situazione già vissuta due anni prima al Campionato del Mondo, a New York. "Quella volta fu Carlos Lopes a correre come non aveva mai fatto in vita sua, a ritmi altissimi. Ritmi che probabilmente in quel momento della stagione non avevo nelle gambe. Finii quindicesimo

La grande vittoria, nel 1986

Nel 1986, però, arriva anche la grande vittoria nella Cinque Mulini. “Quell’anno tutto si incastrò alla perfezione. Stavo bene, venivo da un ottimo inverno. La giornata primaverile e il suolo asciutto hanno fatto il resto, rendendo il percorso molto compatto e molto veloce. Dovevo solo riuscire a gestire i momenti complicati della gara, quelli nella cascina e nel mulino. Non dovevo rimanere imbottigliato, chiuso dagli avversari. Nel finale feci un allungo per mettere in difficoltà gli avversari, affrontai il mulino in testa al gruppo. Fuori dal mulino, fui bravo a trovare la forza di gestire il vantaggio che avevo su Gelindo Bordin. Arrivai al traguardo in solitaria"

Cinque Mulini, emozioni tra le più importanti della carriera

Cinque Mulini, giornata di passione ed emozioni. “Una delle caratteristiche belle della Cinque Mulini di quel periodo - ricorda Alberto Cova - era l’ambiente festoso, genuino, le famiglie ai bordi del percorso a prescindere dal clima. Non dimenticherò mai la folla che applaudiva il nostro passaggio e che ci incitava alla vittoria. A fine gara, quando sono sceso dal palco della premiazione non riuscivo neanche a muovermi da tante persone c’erano dentro al campo. Tutte lì ad applaudire il mio successo. I carabinieri dovettero farmi scudo per permettermi di uscire dal campo. Condividere queste emozioni è stato uno dei momenti belli ed importanti della mia carriera