Il percorso di Iader Fabbri nel dopo ciclismo nasce negli anni 90 quando la nutrizione nello sport sembrava un argomento poco dibattuto e seguito. Ma, iniziando a sfogliare riviste scientifiche e cominciando a leggere articoli di autori che  poi in secondo luogo sono diventati maestri e colleghi, Iader si appassiona e inizia il suo studio. Quello studio che segue ancora tutt’oggi.

Iader, come è riuscito a “convincere” Pozzato che l’alimentazione era parte funzionante e fondamentale?

Si è convinto facilmente da solo. 

Per lui sono stato una "scommessa". Inizialmente nemmeno lui credeva che si potesse fare la differenza con un metodo alimentare preciso e mirate strategie nutrizionali,poi, provando sulla sua pelle, è diventato un grande atleta, dalla grande esperienza e carattere "estroso", capace di dedicarsi al massimo quando soprattutto vedendo i risultati,con lui abbiamo fatto davvero un bel salto di qualità rispetto a dove eravamo partiti.

Ma nel ciclismo quanto è importante l’alimentazione al giorno d’oggi ?

Io ritengo che ad oggi sia un fattore determinante,chi sa nutrirsi normalmente in maniera corretta pilotando i proprio ormoni attraverso l'uso del cibo e allena il suo limite con alcune strategie nelle varie fasi dello sport, può fare davvero una grande differenza. 

Ricordo che alimentarsi è una pratica che chiunque fa, nutrirsi è una cosa ben diversa ed e' una vera e propria scienza. 

Un pasto sbagliato pre gara ad esempio pregiudica addirittura la fisiologia allenata a lungo durante gli allenamenti,quindi l'alimentazione, al contrario di quello che molti pensano, e' più importante dell'allenamento.

L’indice di equilibrio è stato un successo, ma a livello personale cosa le ha dato?

Nemmeno io mi aspettavo diventasse un best seller Mondadori, a livello personale mi ha dato uno strumento in più da utilizzare con tutte le persone che seguo - atleti compresi-  per aiutarmi a far capire loro quanto sia facile ed efficace seguire un metodo senza dover pesare tutto, e al tempo stesso essere performanti e in salute. 

Ovviamente non nego che e' stata una grande soddisfazione che il libro sia piaciuto a tutti, atleti e non.

Quanto è importante la mente in un atleta 

La mente è determinante, e lo e' ancora di più se la si lega all'alimentazione,il cibo e l'alimentazione sono anche emotività, mente e tanto altro,per questo a volte e' meglio trovare la miglior soluzione pratica piuttosto che la teoria migliore, che magari non e' applicabile o lo sarebbe con troppo impegno mentale,tutto questo peggiorerebbe la performance globale

Un atleta professionista che gira il mondo non deve stressarsi inutilmente per pesare il cibo e le calorie,meglio fare cose più semplici, applicabili e che lascino l'atleta libero e gratificato nel seguire un programma applicabile. 

Questa è una cosa che ad oggi ancora molti colleghi non hanno compreso proprio perchè non stanno sul campo con gli altleti. 

Nell'ultimo anno alcuni miei atleti hanno vinto grandi gare, e alcuni di loro mi raccontano di diete davvero assurde che vengono impartite nei team, con bilance presenti nel tavolo del buffet degli hotel.

I giovani d’oggi pensano a perdere peso senza pensare, ma quante volte si perde peso nella maniera “sbagliata”?

Molto piu spesso di quello che si pensa. Infatti è il miglior rapporto peso/potenza che fa la differenza, anzi a dire il vero e' il miglior output generato a farlo. Seguo da molti anni alcuni atleti e di loro ho una storia di numeri e dati da poter analizzare,posso dire che in due specifici casi le vittorie più importanti sono arrivate quando non erano al loro "peso" più leggero. 

Un caso invece di un corridore molto forte mi e' rimasto particolamente impresso perchè era molto ed eccessivamente preciso sull'alimentazione e io lo controbilanciavo semplificando i processi e facendolo stare sul "facile". Poi cambiando squadra, il team non ha più voluto che fosse seguito da esterni  e purtroppo il collega che lo ha seguito ha assecondato la sua eccessiva precisione e ha raccolto molto meno di quel che poteva raccogliere.

Cosa l’ha motivata nel voler raggiungere il successo personale 

Non penso di aver raggiunto chissà quali traguardi, penso solo che il mio successo più grande sia essere riuscito a trasformare la mia vita da atleta - conclusasi molto presto all'interno della compagnia atleti azzurri d'Italia in una continuazione della mia passione per lo sport rimanendo sul campo con loro e con tanti altri guidandoli verso i loro risultati più importanti, che molto spesso sento anche miei. Questa e' ancora oggi la mia motivazione professionale. 

Al momento quali sono i nomi del ciclismo che segue e che tipo di percorso sta tenendo


Seguo atleti nel campo del calcio, motociclismo e tanti altri sport,nel ciclismo ho selezionato nel tempo - per dare un servizio migliore e diverso - alcuni campioni che mi danno grande soddisfazione. 

Alcuni ovviamente essendo esterno ai Team non si possono citare, ma per esempio seguo anche molti giovani promettenti: uno su tutti il neo campione del Mondo Baroncini che seguo fin da ragazzino e ci fa benfsperare per il futuro.

Quanto ha influito nell’apprendimento l’esperienza con la nazionale ?

Quando sono arrivato alla Nazionale Italiana fortunatamente seguivo la maggior parte degli atleti presenti già privatamente e quindi questo sicuramente mi ha agevolato, ed è stata una bellissima esperienza. Sicuramente impegnativa, però sicuramente rimanere all'interno del mio mondo ha aumentato l'esperienza sul campo. E la Nazionale Italiana ha sempre un valore emotivo al quale sono molto legato.

Intervista di Leonardo Serra